domenica 4 aprile 2021

[1°] LEGISLAZIONE CONCAVA vs. LEGISLAZIONE CONVESSA

 


Era il 1997 e me ne stavo al primo piano di un edificio decoroso che ospitava l'ufficio tecnico comunale, l'UTC come si chiamava allora.

Ero il responsabile di tutto il settore tecnico, 35 anni. Pazzia. 

Mi chiama in sede centrale la segretario comunale: - Ingegnere, lei da domani firma le concessioni edilizie che sino ad oggi ha firmato il sindaco. -

Questa è la prima riforma/semplificazione che io ricordo, ed era la riforma c.d. "Bassanini".

Da allora è trascorso un quarto di secolo ed un rosario di provvedimenti di semplificazione. Ma come si dice in Francia - nei salotti buoni, è stato un pulirsi il culo con la merda.

Il risultato di tanto semplificare usando gli stessi strumenti che si avrebbe voluto aggiornare (leggi, decreti, e quant'altro di tecnica legislativa viene in mente) è stato l'avere oggi una situazione normativa del tutto ingestibile ed arcaica.

Mettersi in testa di intraprendere un'avventura economica, commessa o progetto, significa prima di tutto delegare il controllo dell'iniziativa ad una congerie di professionisti sedicenti esperti, poi attendere una quantità di tempo imprecisata, quindi spendere una quantità di denaro non nota a priori e probabilmente soggetta a grandi sprechi, avere a fine commessa un prodotto di scarsa qualità, pagare a regime una congerie di tasse e balzelli di difficile sopportazione, e dover spesso entrare in un mercato solo apparentemente libero.

Ad oggi non conosco nessuno che abbia la ricetta o almeno qualche idea chiara su come anche solo migliorare questo stato di cose.

Certo è che tocco con mano, io dirigente pubblico, quanto sia difficile vivere (ormai sopravvivere) in una società dove le regole della convivenza sono totalmente avulse dalla quotidianità.

Nemmeno io, signor meno-che-nessuno ho ricette. 

Mi appunto solo delle idee. Qui.

Anzitutto mi dico che se sento ancora qualcuno parlare di semplificazione, ecco quel qualcuno è un cretino. Le cose non si semplificano, non ci si riesce, non funziona.

Serve... una guerra mondiale, una pandemia cento volte più grave di quella attuale, oppure una riforma del sistema. Ma una riforma vera.

Scelgo la riforma, va.

Provo a partire da qualcosa che somiglia ad una regola di funzionamento del sistema, per cambiarla.

Dall'unità d'Italia il sistema di porre norme è sempre rimasto lo stesso, tradizionale, immutato. Ma mentre nel 1861 c'erano quattro case, cinque città, una industria, due stazioni ferroviarie, quattro notari e tanta campagna (e miseria), per cui una produzione normativa come la conosciamo da 150 anni poteva essere tenuta sotto controllo, oggi non ci si riesce più.

Pensiamo solo ai Big Data  ormai tra noi, che nessuno sa cosa siano, cosa possa essere questo oceano schiumoso di dati di solariana memoria. Però loro sono noi, sembra. O almeno ci governano.

Allora cominciamo col cambiare il sistema di come ci diamo le regole: se queste regole sono troppe e ingovernabili e tali da impedirci di correre dandoci l'impressione di soffocare ogni nostra iniziativa e aspirazione, vuol dire che dobbiamo cambiare la "mamma" che le partorisce (e non la disposizione delle culle nella nursery).

Vediamo il modello.

Ad oggi il leggicificio crea norme su norme e le pone su un piano dove i cittadini le devono leggere, capirle, coordinarle, interpretarle, applicarle. Ma il piano è concavo, le norme si accumulano, si intralciano l'un l'altra, confliggono in aspetti spesso contraddittori. Ciò è normale, accumulando dati dal 1861. È il tempo che scorre, bellezza!

Ci aveva provato Calderoli a semplificare brutalmente: via tutto dal 1970 all'indietro. Ma l'ha fatto con una legge ordinaria, come quello che voleva buttare. E non ha funzionato. Pacifico.

Proviamo invece a far sì che il tavolo sia convesso, alto al centro e basso ai bordi. E leggermente vibrante...

Le leggi/norme vengono messe al centro e col tempo, diciamo 10 anni?, scivolano verso i bordi e quindi cadono, non esistono più. Ci dispiace perdere delle norme? Bene le si riprende e le si riapprova, ma ora siamo costretti gioco forza a riapprovarle in accordo con i tempi.

Avremo solo e sempre una legislazione vecchia al più 10 anni, perfettamente in linea con i bisogni e le aspettative sociali.

Non è più necessario impazzire tra mille norme sovrapposte col tempo e non avremo più intere sacche di vecchiume normativo di dubbia utilità.

In una parola, saremmo sempre al passo con i tempi.