domenica 27 giugno 2021

[2°] SEMPLIFICAZIONE come il BOOTSTRAP

Sedetevi per terra. Fatto? Bene.

Ora provate ad alzarvi tenendo i piedi bene uniti e tirandovi su per i lacci delle scarpe.

Fatto? No eh... Avrei anche voluto vedere! Avreste violato tutte le leggi della dinamica.

Ecco, i tentativi fatti sino ad ora per semplificare la pubblica amministrazione sono un pò così, assurdi e ridicoli come alzarsi tirandosi su per le stringhe delle scarpe. Ce ne sono anche altre di immagini altrettanto ridicole, come ad esempio quella di infilarsi i calzini tirandoseli dal loro interno. 

Tutte ridicole e tutte destinate a fallire.

Vi chiederete perché certe imprese come questi tentativi di semplificazione, falliscono. La risposta è semplice anche se di carattere fenomenologico: perché non è così che funziona il mondo. E bisognerebbe cambiare subito strategia al primo fallimento. Invece dopo il primo flop si cerca un capro espiatorio per ripartire con un secondo tentativo. Simile al primo. Fallimentare come il primo. E via andare.

A me, come a tanti cittadini, la cosa potrebbe anche non interessare più di tanto se non fosse per il fatto che tutti questi miserandi tentativi di ammodernamento semplificativo ci costano un mucchio di energia e di tempo sprecato. Cioè soldi. 

C'è chi ci crede con buona fede, in questi tentativi, perché è solo un idiota con la fortuna di aver vinto un concorso pubblico. Ma c'è anche chi ci crede  (e tanto) perché sa che questo fenomeno è una pompa di denaro che butta soldi nelle loro tasche succhiandole fuori dalle casse dello stato. E dio solo sa quante pubbliche amministrazioni sono facile preda di lobbie digitali-affaristiche.

In questo post, che non dice o svela nulla di nuovo, vorrei solo far toccare con mano quanto sia vero che la pubblica amministrazione non si semplifica in questo modo: che non si potrà mai semplificare come fatto sino ad ora. Solo perché così non va il mondo.

Suggerisco di non leggere nulla dei documenti linkati più oltre, ma solo di guardarli. Perché è vero che sono potenti testimonianze ma leggerli attentamente potrebbe avere su persone semplici o poco pazienti dei sgradevoli effetti collaterali.

Cominciamo con l'andare sul sito governativo di ItaliaSemplice, un sito dedicato alla semplificazione amministrativa dello stato. Bene, cliccate qui per caricarlo nel vs browser.

Ecco, alla data di questo post è ancora chiuso... per lavori. È un pezzo che sto tenendo d'occhio il sito, e c'è sempre quell'omino col badile e la montagnola di merda davanti. Però dicono che stanno "lavorando per l'Agenda per la semplificazione 2020-2023". Dico: 2020-2023. Aspetteremo il 2023.

Comunque c'è anche scritto che "ItaliaSemplice non sarà più aggiornato, stiamo implementando il nuovo sito web previsto dall’Agenda per garantire trasparenza e apertura". Quindi tutta la semplificazione fatta sino ad ora (Agenda 2020-2023 non è certo la prima, essendo stata preceduta da Agenda 2015-2017) va rivista e semplificata a sua volta.

Ad ogni modo, spulciando tra i link sulla pagina del sito si trova notizia addirittura di una consultazione pubblica sulla semplificazione con tanto di report sull'esito finale.

Fate attenzione, però, agli effetti collaterali che vi dicevo sopra. Il report è dell'Ufficio per la semplificazione e la sburocratizzazione, del Dipartimento della funzione pubblica.

Avvisati, ma apritelo pure cliccando qui.

Fatto? Non leggetelo, per carità di Dio! Guardatelo solo a volo d'uccello. Un uccello che voli abbastanza alto, e un poco cieco non disturba.

Si tratta di un report di 22 pagine riportanti le cose più ovvie, quelle che tutti sanno già e che si potrebbe semplicemente riassumere con l'immagine della montagna di merda che l'omino col badile sta da mò tentando di spostare.

Solo che i 103 cittadini che hanno partecipato al questionario erano tra quelli troppo educati per dirlo, oppure pensionati che non avevano altro da fare.

Era il 2014 che il buon Renzi decretava d'urgenza:

"Entro il 31 ottobre 2014, il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, previa intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, approva l'Agenda per la semplificazione per il triennio 2015-2017 (...)".

Poi, nel 2020, dopo anni di semplificazioni, Conte ha cambiato, con altrettanta urgenza, il 31 ottobre 2014 in 30 settembre 2020 e rinominata l'Agenda in 2020-2023.

Naturalmente vi lascio immaginare dove sono finiti, oggi, tutti i lavori dell'Agenda per la semplificazione precedente.

Tutto qua. Solo una testimonianza di come le cose non funzionano. 

Per chi desidera, lascio un mio dossier relativo ai lavori della vecchia Agenda 2015-2017 (quella renziana).

Ah, bootstrap è un termine d'uso informatico. Un pò per dire che il PC si sta caricando da solo le routine del BIOS. Quelli sì, miracoli.

domenica 4 aprile 2021

[1°] LEGISLAZIONE CONCAVA vs. LEGISLAZIONE CONVESSA

 


Era il 1997 e me ne stavo al primo piano di un edificio decoroso che ospitava l'ufficio tecnico comunale, l'UTC come si chiamava allora.

Ero il responsabile di tutto il settore tecnico, 35 anni. Pazzia. 

Mi chiama in sede centrale la segretario comunale: - Ingegnere, lei da domani firma le concessioni edilizie che sino ad oggi ha firmato il sindaco. -

Questa è la prima riforma/semplificazione che io ricordo, ed era la riforma c.d. "Bassanini".

Da allora è trascorso un quarto di secolo ed un rosario di provvedimenti di semplificazione. Ma come si dice in Francia - nei salotti buoni, è stato un pulirsi il culo con la merda.

Il risultato di tanto semplificare usando gli stessi strumenti che si avrebbe voluto aggiornare (leggi, decreti, e quant'altro di tecnica legislativa viene in mente) è stato l'avere oggi una situazione normativa del tutto ingestibile ed arcaica.

Mettersi in testa di intraprendere un'avventura economica, commessa o progetto, significa prima di tutto delegare il controllo dell'iniziativa ad una congerie di professionisti sedicenti esperti, poi attendere una quantità di tempo imprecisata, quindi spendere una quantità di denaro non nota a priori e probabilmente soggetta a grandi sprechi, avere a fine commessa un prodotto di scarsa qualità, pagare a regime una congerie di tasse e balzelli di difficile sopportazione, e dover spesso entrare in un mercato solo apparentemente libero.

Ad oggi non conosco nessuno che abbia la ricetta o almeno qualche idea chiara su come anche solo migliorare questo stato di cose.

Certo è che tocco con mano, io dirigente pubblico, quanto sia difficile vivere (ormai sopravvivere) in una società dove le regole della convivenza sono totalmente avulse dalla quotidianità.

Nemmeno io, signor meno-che-nessuno ho ricette. 

Mi appunto solo delle idee. Qui.

Anzitutto mi dico che se sento ancora qualcuno parlare di semplificazione, ecco quel qualcuno è un cretino. Le cose non si semplificano, non ci si riesce, non funziona.

Serve... una guerra mondiale, una pandemia cento volte più grave di quella attuale, oppure una riforma del sistema. Ma una riforma vera.

Scelgo la riforma, va.

Provo a partire da qualcosa che somiglia ad una regola di funzionamento del sistema, per cambiarla.

Dall'unità d'Italia il sistema di porre norme è sempre rimasto lo stesso, tradizionale, immutato. Ma mentre nel 1861 c'erano quattro case, cinque città, una industria, due stazioni ferroviarie, quattro notari e tanta campagna (e miseria), per cui una produzione normativa come la conosciamo da 150 anni poteva essere tenuta sotto controllo, oggi non ci si riesce più.

Pensiamo solo ai Big Data  ormai tra noi, che nessuno sa cosa siano, cosa possa essere questo oceano schiumoso di dati di solariana memoria. Però loro sono noi, sembra. O almeno ci governano.

Allora cominciamo col cambiare il sistema di come ci diamo le regole: se queste regole sono troppe e ingovernabili e tali da impedirci di correre dandoci l'impressione di soffocare ogni nostra iniziativa e aspirazione, vuol dire che dobbiamo cambiare la "mamma" che le partorisce (e non la disposizione delle culle nella nursery).

Vediamo il modello.

Ad oggi il leggicificio crea norme su norme e le pone su un piano dove i cittadini le devono leggere, capirle, coordinarle, interpretarle, applicarle. Ma il piano è concavo, le norme si accumulano, si intralciano l'un l'altra, confliggono in aspetti spesso contraddittori. Ciò è normale, accumulando dati dal 1861. È il tempo che scorre, bellezza!

Ci aveva provato Calderoli a semplificare brutalmente: via tutto dal 1970 all'indietro. Ma l'ha fatto con una legge ordinaria, come quello che voleva buttare. E non ha funzionato. Pacifico.

Proviamo invece a far sì che il tavolo sia convesso, alto al centro e basso ai bordi. E leggermente vibrante...

Le leggi/norme vengono messe al centro e col tempo, diciamo 10 anni?, scivolano verso i bordi e quindi cadono, non esistono più. Ci dispiace perdere delle norme? Bene le si riprende e le si riapprova, ma ora siamo costretti gioco forza a riapprovarle in accordo con i tempi.

Avremo solo e sempre una legislazione vecchia al più 10 anni, perfettamente in linea con i bisogni e le aspettative sociali.

Non è più necessario impazzire tra mille norme sovrapposte col tempo e non avremo più intere sacche di vecchiume normativo di dubbia utilità.

In una parola, saremmo sempre al passo con i tempi.